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Premio Assiteca VII Edizione - Innovazione Digitale: Storie di successo

Ad oggi, come rileva l’indagine Doxa-Edenred, solo il 10% delle PMI ha aderito a iniziative di welfare promosse da associazioni di imprese, ma ben il 41% ha dichiarato di volerlo fare a breve.

I servizi che hanno suscitato maggiore interesse sono quelli legati a alla consulenza fiscale e legislativa (47%), l’accesso a un paniere di servizi tramite convenzioni (33%), l’utilizzo di una piattaforma di gestione del conto welfare (27%), la stesura di accordi e regolamenti aziendali (23%) e l’assistenza nelle relazioni e trattative sindacali (20%).

Quali i possibili scenari futuri?

Svolta nei contratti dei metalmeccanici, che tradizionalmente fanno da apripista a tutti gli altri accordi del settore privato.
Quasi il 40% dell’aumento salariale concordato, che a regime sarà di 92 euro, sarà infatti corrisposto sotto forma di polizze sanitarie, previdenza integrativa, formazione e benefit.

Tutte le aziende del settore saranno chiamate a introdurre flexible benefits per un importo massimo di 100 euro, che salirà a 150 dal giugno 2018 fino a raddoppiare nel 2019.
Per 1 milione e mezzo di lavoratori tutto ciò si traduce in benefit esentasse al posto di aumenti salariali.

Quali le principali novità?

Il benessere dei dipendenti è al centro del nuovo concetto di welfare che si sta diffondendo in Italia.

Capire le necessità dei lavoratori, cosa può essere loro utile per conciliare la vita famigliare con il lavoro e cosa li rende felici, è la chiave per progettare un piano di welfare di successo.

Secondo un recente studio di OD&M, ben il 44% delle aziende italiane ha già avviato un piano di welfare aziendale, mentre il 41% intende attivarlo nei prossimi due anni.

Il settore più attivo è quello chimico-farmaceutico, a cui fanno seguito l’elettronico, informatico, telecomunicazioni e metallurgica.

Perchè è conveniente sia per i lavoratori, sia per le aziende? Quali sono gli obiettivi?

La nuova Legge di Stabilità punta sul welfare incentivando, attraverso la decontribuzione, anche il welfare negoziato con i contratti nazionali: sgravi fiscali più alti per le imprese che ricompensano con welfare gli aumenti di produttività, il cui valore non andrà a formare l’imponibile su cui poi si può beneficiare delle deduzioni.

Molte le novità, che interessano anche figure chiave in azienda e dirigenti, considerando l'ampliaemnto della platea a redditi entro gli 80mila euro anzichè 50mila.

Attraverso i contratti aziendali si potranno prevedere nei piani di welfare anche eventuali distribuzioni di azioni (che non potranno però essere distribuite obbligatoriamente a tutti i dipendenti).
Il risparmio si fa dunque importante anche in tema di previdenza integrativa: ricevendo 2 mila euro di welfare da destinare alla previdenza, considerando che questa tipologia di benefit non concorre a formare l’imponibile e che il limite di deducibilità oggi in vigore è pari a 5 mila euro, si avranno benefici in termini di deduzioni e inoltre non verranno tassati una volta riscattati.

Viene dunque dato seguito alla strada aperta dalla Legge di Stabilità 2016: ricordate cosa prevedeva?


Alla luce delle ultime disposizioni in materia legislativa, il 2016 viene considerato da molti l'anno dello sviluppo consapevole del welfare aziendale.

Il nuovo quadro normativo, infatti, ha rimosso diversi paletti che ne ostacolavano il pieno utilizzo, prefigurando un contesto più favorevole.

Ma i lavoratori cosa desiderano?

Oltre ad apprezzare i benefit classici quali orario flessibile, ticket restaurant e servizi mensa, ritengono interessanti l’assistenza sanitaria (presente già nel 60% dei piani), convenzioni e agevolazioni al consumo, permessi di paternità, sostegni per lo studio dei figli e smartworking.

Per soddisfare le aspettative dei dipendenti ogni azienda deve quindi individuare quelli che vengono definiti gli "oggetti rilevanti del welfare".

Cosa sono? Come individuarli?

PREMIO ASSITECA

LA GESTIONE DEL RISCHIO NELLE IMPRESE ITALIANE

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