eCommerce, il 2016 è l’anno dello shopping in mobilità
Black Friday docet: fare acquisti è sempre più una questione di clic.
E ad aumentare sono i clienti che fanno shopping in mobilità.
Il momento d’oro per l’e-commerce in Italia sta tutto nei numeri: secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e Netcomm, nel 2016 i consumatori italiani hanno fatto acquisti online per 19,6 miliardi e circa un quarto con uno smartphone o un tablet.
Ma come spendono gli italiani i loro soldi online?
E in che modo le aziende si stanno adattando a questo trend in crescita?
La settimana appena conclusa è stata quella del cosiddetto “venerdì nero”, in cui anche l’Italia ha fatto registrare numeri da record.
Amazon.it ha reso noto che nella giornata del 25 novembre si è registrato il maggior numero di vendite online di sempre: oltre 1,1 milioni di prodotti ordinati, con una media di 12 acquisti al secondo effettuati sulla versione italiana del portale americano.
Numeri che non devono sorprendere e che confermano la crescita dell'ecommerce anche in Italia, soprattutto in mobilità.
Basta guardare nel dettaglio i dati diffusi dall’Osservatorio per notare come l’ammontare degli acquisti fatti da smartphone incida per il 17% sul totale del fatturato eCommerce.
Con il risultato che, secondo le previsioni, a fine 2016 gli italiani avranno acquistato prodotti in mobilità per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro. Tradotto in percentuale significa una crescita del 63% rispetto al 2015.
Il motivo di questo balzo significativo è da ricondurre a quattro fattori:
1) la crescente diffusione di dispositivi mobili;
2) l’aumento delle applicazioni dedicate allo shopping;
3) la crescita dei siti di eCommerce in versione responsive:
4) lo sviluppo delle infrastrutture (come per esempio la banda larga a tariffe attraenti) che hanno migliorato le connessioni mobili e quindi facilitato gli acquisti con smartphone o tablet.
Chi acquista in mobilità predilige i prodotti (63% del volume di fatturato) ai servizi (37%). A guidare la spesa sono i marketplace (quelli soprattutto capaci di garantire una customer experience di buon livello) e i siti fast sales (quelli cioè in cui conta l’istante d’acquisto).
Mentre tra i servizi a fare la parte del leone sono gli acquisti di biglietti aerei e ferroviari e le prenotazioni di alberghi o case private.
Esiste però una grande contraddizione di fondo che caratterizza questo settore. Perché, se da un lato i tassi di crescita degli e-shopper (o m-shopper) sfiorano il 50% anno su anno, dall’altro il ritmo della digitalizzazione delle imprese è molto più lento.
Ad oggi infatti in Italia sono state censite appena 40mila imprese che vendono online. Dato nettamente inferiore rispetto alle 800mila a livello europeo (soltanto la Francia, per esempio, ne ha 200mila).
Si profila così il rischio della perdita di significative quote di mercato a vantaggio di operatori internazionali pronti a intercettare la crescente domanda di acquisti digitali.
Ecco perché è necessario fin da subito un cambio di passo (e di mentalità) per portare le aziende italiane ad essere sempre più presenti on line e non perdere le opportunità dell’e-commerce.