Industria4.0 è un’espressione con cui imparare a convivere. Esprime quel processo di trasformazione in atto nella produzione industriale che, grazie alle tecnologie digitali, proietterà il mondo della manifattura verso un modello totalmente automatizzato e interconnesso.

 

Secondo gli esperti rappresenta la quarta rivoluzione industriale, che si articola in quattro macro aree:

1) big data; 2) analytics e soluzioni di business intelligence; 3) interazione uomo macchina; 4) trasferimento di istruzioni digitali al mondo reale. Le tecnologie sono già tutte disponibili ma non sono ancora applicate su larga scala.

 

Nel 2016 il tema Industria 4.0 è stato al centro anche del dibattito di politica economica, visto l'impegno del Governo con il piano “Italia 4.0” entrato nella legge di stabilità.

 

 

 

Guardando ai numeri, con il piano nazionale Industria 4.0 l’esecutivo si impegna a garantire un investimento complessivo di 37miliardi di euro nell’Industria4.0, dal 2017 al 2020, suddivisi tra Stato (13 miliardi) e privati (24 miliardi).  

 

Già nel 2017 però il Governo mira ad un obiettivo ambizioso: aumentare di 10 miliardi di euro gli investimenti privati in innovazione. 

Per farlo ha messo a punto una serie di incentivi, tra cui l’incremento dell’aliquota per l’iperammortamento (salita al 250% per acquisto di beni legati all’Industri 4.0) e l’allungamento di un anno della norma sul superammortamento. Tra le iniziative rivolte all’aumento della spesa in ricerca e sviluppo (l’incremento degli investimenti privati previsti dal 2017 al 2020 è di 11,3 miliardi), spicca la rimodulazione del credito d’imposta con l’aumento dell’aliquota interna dal 25% al 50% e limiti di credito massimo per contribuente che passano da 5 a 20 milioni. 

 

Il piano “Italia4.0” prende in considerazione anche l’ecosistema delle startup e delle pmi innovative, garantendo un incremento di spesa privata di 2,6 miliardi nel settore in tre anni. 

Tra gli incentivi più significativi, l’assorbimento delle perdite delle startup per i primi 4 anni da parte di società sponsor, la detassazione sul capital gain per chi investe a medio-lungo termine, la creazione di fondi di venture capital dedicati all’industria 4.0.
Inoltre verrà rifinanziato il Fondo Centrale di Garanzia con un impegno economico da parte dello Stato di 900 milioni di euro. A tutto ciò va aggiunta l’iniziativa più importante tra quelle che il piano definisce “infrastrutture abilitanti”: entro il 2020 infatti tutte le aziende italiane dovranno essere coperte da banda ultralarga a 30 megabit al secondo, di cui almeno la metà a 100 megabit al secondo, condizioni imprescindibili per attuare il processo di digitalizzazione incarnato dallo spirito dell’industria 4.0. 

 

Ma qual è lo stato dell’industria 4.0 in Italia? La fotografia l’ha scattata l’Osservatorio Smart Manifacturing del Politecnico di Milano: secondo Giovanni Miragliotta, che lo dirige, nel nostro Paese il business legato all’industria 4.0 vale circa 1,2 miliardi di euro. Ed è così suddiviso: 800 milioni di euro per il mercato dell’Internet Of Things in ambiente industriale; 250 milioni per quello dell’industrial analitycs; 120 per il mercato del cloud computing.

Tuttavia la cartina dell’innovazione manifatturiera mostra un Paese a due velocità. Da un lato le aziende che stanno già attuando processi di interconnessione dei propri macchinari, dall’altro una parte rilevante di imprese che deve ancora completare il percorso legato alla terza rivoluzione industriale. È proprio il caso di dire che la quarta rivoluzione industriale è appena cominciata.